“Nuovi sperimenti del sig. Cicconi”

Laudatory reviews of improvised tragedies by Cicconi, who performed Cenci in Bologna and Filippo II di Spagna in Ravenna.

Performer Name:
Cicconi
Performance Venue:
Bologna
Performance Date:
1834
Author:
Il compilatore
Date Written:
1834
Language:
Italian
Publication Title:
Gazzetta Privilegiata di Venezia
Article Title:
Nuovi sperimenti del sig. Cicconi
Page Numbers:
68
Additional Info:
 
Publisher:
 
Place of Publication:
Venice
Date Published:
1834

Text:

Da Bologna e da Ravenna riceviamo continue notizie di nuovi fortunati successi ottenuti in quelle due colte città dal bell'ingegno di Luigi Cicconi. Il chiaro poeta trovò tanta grazia qui presso i nostri concittadini, che crediamo di far cosa a loro gradita col metterli a parte dei ragguagli a noi comunicati.

Bologna 27 gennaio

La prima volta che qui udimmo il Cicconi fu nella Cenci. Quest'argomento era uscito dall'urna, ma la delicatezza del soggetto l'indusse a cominciare l'azione dell'istante della prigionia dei Cenci, con che bensì "…" la pittura degli orrori domestici, ma naturalmente si ristrinse ad improvvisare sul fatto meno tragediabile del mondo, qual'è il passaggio, senza avvenimenti da una prigione al patibolo. Il Cicconi doveva rifiuare l'argomento, e nol fece, di che sorse naturalmente che la tragedia riuscisse alquanto fredda, benchè ognuno convenisse, che v'era molto calore di buona poesia, bellissimi cori, e ricchezza d'immagini. Per questa parte ben si può dire che ognuno ne partisse anzi ammirato. Ma ben amplo compenso fece egli a quella prima sua pruova con la seconda, la bella tragedia della congiura de' Malvezzi contro Giovanni Il Bentivoglio, da lui improvisata la sera del 18 nel teatro del sig. Loup. Certo se non vi farò qui pruova di critca sulla favola d'una tragedia detta all'improvviso, com'altri farebbe d' un'opera pensata, ciò che posso dire con tutta verità è che la congiura de' Malvezzi fu bella per evidenza di passioni per bellezza d'immagini, per ricchezza di figure e di modi: e qui vi porterò le medesime parole con cui il Repertorio Enciclopedico chiudeva un suo lungo articolo sul Cicconi:

"Il sig. Cicconi che intende l'arte sua non come la turba dei poeti estemporanei, non come un accidentale accozzamento di parole, ha pienamente sentito quanto alla condizione d'improvvisator tragico convenga l'addomesticarsi alle diverse locuzioni competenti all'infinita diversità dei caratteri e delle passioni, per potersene ad ogni uopo informare. Così tutti, osiam dire, i personaggi della sua tragedia (quali egli se li posò da principio) sono stati da capo a fondo lodevolissimamente delineati. In Giovanni Bentivoglio (quale, ripeto, il poeta se l'è prefisso) il carattere dell'ambizione è tratteggiato coi più vivi colori. Lo stesso quinto atto che a noi, sia detto correndo, è parso allo sviluppo dell'azione superfluo, e la cui omissione gli avremmo volentieri perdonata, questo stesso quint'atto, dico, lo ha egli, non potendo ad altro, fatto valere a caratterizzare con un'ultima pennellata il demonio dell'ambizione ch'egli ha preso a simboleggiare nel suo protagonista. Ha finto, come appunto si narra di Trivulsio nella cattura di Lodovico il Moro, che Giovanni Bentivoglio, non pago di aversi, colla rovina dell'avversario assicurato il dominio, volesse, colla presenza del suo prostrato rivale, abbeverarsi del supremo piacere della vendetta. La memoria ci ricorda un sol passo di quella scena terribile, che però può servire per misura del resto: Bentivoglio nel calore della rampogna grida a Malvezzi

"…di superarmi
Stolto credesti! apri la man, che stringi?
Il vento de' tuoi sogni!…."

Bellezze non punto inferiori diedero grandissimo rilievo al difficile carattere di Malvezzi che fin da principio il poeta maestrevolmente delineò con questo verso

"Debbo ferire in alto e sono in basso!"

Gli affetti filiale, materno, d'amante, d'amico portarono l'impronta d'una medesima felicissima inspirazione. Ma ciò specialmente di che non sapremmo dare abbastanza lode al sig. Cicconi è che in quella età di scetticismo, d'egoismo o peggio ancora, egli abbia quanto più l'argomento gliel permetteva, emessi sublimi sensi di querula pura religione che sola è valevole a guidar l'uomo ai grandi fini cui è destinato, e a dargli in mezzo alla durissima lotta quel conforto di speranza che tu, col poeta, non trovi

Che in quella voce del Giordano uscita
Che grida: umanità sarai felice.

Ravenna 12 febbraio 1834

Preceduto da fama di un nome omai chiaro per tutta Italia, venne tra noi ne' primi del corrente mese, il poeta tragico estemporaneo sig. Luigi Cicconi. Come si era debito al di lui merito, vi fu egli ricevuto con festa dagli amatori delle utili discipline, e non è a tacersi averlo onorato di lusinghevole accoglimento e di lode il divino volgarizzatore di Callimaco e di Virgilio, il nostro incomparabile sig. cav. Strocchi, la cui bell'anima (pregio sì raro nei dotti) spira purissimo amore di amicizia e fratellanza per i cultori della sapienza — Ad ognuno era qui noto quanta gloria avesse il Cicconi allor allora mietuta in Bologna colla congiura de' Malvezzi contro Giovanni II Bentivoglio, ed universale erasi quindi il desiderio di ammirare del valoroso bardo quell'estro possente, quell'ardente affetto e sublime elocuzione, per cui s'ebbe unanimi suffragii di onore: e ciò ne fu dato per lo esperimento a cui si espos'egli nel nostro teatro la sera terza di questo mese. Filippo II di Spagna si fu il tema della sorte assegnato. Qual palpito non debbe aver egli pruovato all'annunzio dell'argomento meastrevolemnte trattato da Schiller, ed Alfieri? Chi mai avrebbe impreso ad emular questi sommi con istudiato lavoro? Eppure stans pede in uno lo dovette l'inspirato — Aver presenti le classiche opere di que' maestri, e per voluta novità di creazione, non toglierle a modello; sentire discostarsi tanto dal bello quanto da esse ti allontani; essere impedito per decretata tirannica legge del canto improvviso d'astenerti per modestia da un'impresa, il cui solo pensiero saria per ardito, in ogni altro seguace d'Apollo, dannato; tutto ciò formar dovea, mi penso, cotale penoso martirio all'anima del poeta da immaginarsi, ma non esprimersi adequatamente. Quale misto di affetti, quale in caso terribile lotta tra 'l dovere e la scienza, fra modestia ed onore!!!–Ma conveniva cantare; E Cicconi cantò mirabili versi. Creò sull'istante nuova catastrofe: Diede agl'interlocutori distinto e proprio carattere vario a ciascuno da quello che l'Astigiano e l'Alemanno gli ebbero assegnati, eppur nullamanco appassionato, vero, e deciso. In Gomez un cortigiano ci dipinse non malvagio nel cuore, ma alla malvagia vita condotto da l'ambizione, da cui vien mosso, ad istigazione del perfido Alvaro, a trascinar Carlo a congiurare al Re; nel costui figlio non l'uomo della virtù come Alfieri fece, ma non l'improbo non ancora consumato nel vizio e capace di alcun nobile affetto, quale per la Storia 'l sappiamo — E Filippo, inumano aborrente Carlo, le vedemmo, a vendetta del toltogli amor d'Isabella, sospirare, e poi giurar di esso la perdita, scopertolo complice della congiura contro di lui ordita — Lungo troppo sarebbe 'l descrivere a minuto la catstrofe quale fu dal poeta sviluppata, diremo solo che ciò con molto senno ed accorgimento egli fece, e che di rara bellezza, e di prodigioso effetto riuscirono alcune scene, infra quali noteremo l'appassionata d'Isabella con Carlo, alle cui smanie, ai timori, agli affetti niuno fu che non si commovesse — Alla orribile e snaturata di Filippo che vuol distrutta la sua creatura, successe l'altra tosto umana, tutto natura del rimorso disperato di un padre figlicida — I cori poi furono incantevoli. Ancor grato mi suona a l'orecchio il casto consolatore dell'amica d'Isabella, e con piacere ripeta

In due cori la sventura
Vieppiù in te si farà,
Li disgiunge la natura
Il dolor gli accoppierà,

soli versi che mi fu dato ritenere a memoria — Oh possa altra volta non mancare chi maggiori bellezze, maggiori carmi raccolga negli improvvisi del Cicconi! S'imiti l'esempio dell'abile stenografo Torinese, a cui dobbiamo la redenta vita della Parisina, per la quale fu mostro valere il Cicconi a crear tragedie, la cui conservazione è sacra, ed altamente imperata dalla letteraria gloria italiana.

A.S.O.

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