- Performer Name:
- Bindocci
- Performance Venue:
- Vienna
- Performance Date:
- Author:
- Date Written:
- 1833
- Language:
- Italian
- Publication Title:
- L’Eco, giornale di scienze, lettere, arti, mode e teatri
- Article Title:
- Poesia Estemporanea
- Page Numbers:
- 11:43
- Additional Info:
- 25 January 1833 issue
- Publisher:
- Place of Publication:
- Milan
- Date Published:
- 1833
Text:
Il sig. Dottor Bindocci improvvisatore italiano che attualmente trovasi a Vienna, del quale la Gazzetta die Teatri di quella città fece onorevole menzione ebbe ultimamente l'onore di essere ammesso a far prova del suo talento innanzi a Sua Maestà l'Imperatrice, e Sua Maestà la giovine Regina d'Ungheria.
Egli improvvisò la seguente Ode che intitolò :
I voti pubblici per la salute di S.M. il Re Ferdinando
A Te, gran Dio, s’innalzano
Le menti dei mortali. —
Stanno a Te innanzi i turbini
Fremono, è ver, gli strali:
Ma dall’Amor si affremano,
Dal tuo celeste Amor.
Dicesti all’uom che aggirasi
Nel vortice dei guai:
Chiedi – e la prece accogliersi
Sul trono mio vedrai:
Batti – e la porta ferrea
Ti fia dischiusa allor.
Si Tu il dicesti – è i fulgidi
Rai spariranno al sole
Pria che mancar ai veggano
Le sante Tue parole
Pria che sconforto un’anima
Abbia – se fida in Te.
L’arpa regal profetica
Un tempo in Israello
Seppe in Tua mano il vindica
Frenare altro flagello,
Quando comune un cantico
Si sciolse al Re dei Re.
Oggi, o gran Dio, sugli uomini
Non scenda Tua vendetta,
(Che ad altra età lo scroscio
Dell’ire Tue si aspetta)
Ai Tuoi cultor propizio
Deh! ascolta dunque il suon,
Vedi affollato un popolo
All’Are Tue devoto.
L’odi dal cor disciogliere
Candido, e puro un voto.
Non per se priega – un Principe
Ti chiede, o Nume, in don.
Quei, che Tua diva immagine
Desti alla terra un giorno,
Non faccia ah no! sì celere
Al grembo Tuo ritorno.
Se il Ciel ripieno è d’Angeli,
Ne abbia Uno il mondo ancor.
< Serba al valor degli Ungheri
L’inclito suo Sovrano –
Sul vedovato talamo
Deh! nol ricerchi invano
Colei ch’è sua delizia,
Dei sudditi è amor.
Il Genitor, che massimo
Di lauri il crin circonda,
Da lor non vegga infrangere
La sua primiera fronda –
Sentì una foglia avellere
Son poche lune ancor.
Come l’auretta placida
Figlia di primavera
Scorre dei fior tra i calami,
Poi si alza al Ciel leggera;
Così all’Eterno aleggia
La prece d’ogni cor.
Vien dalla man degli Angeli,
Con immortal desìo
Reorta in mezzo si cantici
Al trono di quel Dio
Che abbatte, atterra, e suscita,
Che al fianco ha la Pietà.
Là, dove ancor dei secoli
Non apparìa la traccia,
Immense si distesero
Del Creator le braccia –
Un Re sì caro ai popoli
Ei dunque serberà.
O Sole, che immutabile
Il corso tuo rinnovi,
Dimmi, se in grembo all’orbite
Un altro popol trovi
Che voti al ciel più fervidi
Innalzi pel suo Re.
Oh! al ciel diletta e agli uomini
La Terra generosa,
Che d’immortal progenie
Sì grande, e sì gloriosa
I Figli al par magnanini
Serba e racchiude in sè!
Notes:
- Collected by:
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