[C.L.P.], “Poesia estemporanea”

The author comments on a performance in which Sgricci improvised on various topics in various genres: the death of Samson, Cefalo and Procri, and Alzira. Sgricci is praised for his ability to arouse the strongest and deepest emotions of terror, pity, and wonder. The rapidity of his performance makes it difficult to remember his verse, yet it stirs the heart.

Performer Name:
Sgricci
Performance Venue:
Milan
Performance Date:
27 November 1817
Author:
C.L.P.
Date Written:
1817
Language:
Italian
Publication Title:
Lo spettatore, parte italiana
Article Title:
Poesia estemporanea.
Page Numbers:
7:124-127
Additional Info:
 
Publisher:
 
Place of Publication:
Milan
Date Published:
1817

Text:

Sig. Tommaso Sgricci. — 1. Collegio Longone.

Curriums ad vocem jucundam, et nomen amicae–Thebaidos, sclamava Giovenale esprimendo l'entusiasmo che destavasi in Roma quando Stazio annunciava il giorno in cui avrebbe letto alcun libro di que' poemi che gli hanno meritato un luogo distinto fra gli epici latini. E noi forse con più ragione, e sospinti dalla forza di più ammirabile prodigio, corriamo ovunque il sig. Tommaso Sgricci ne promette la grata sorpresa di una tragedia estemporanea. Già due volte con applauso sempre crescente egli aveva commossi gli animi nostri colla drammatica rappresentazione di passioni terribili, e dimostrato che ad ingegno italiano alcuna meta, per ardua ch'ella sia, pure non è contesa, quando mercoledì sera giorno 27 del corrente novembre, diede un'altra accademia nella sala dell'I. Collegio Longone, posto in Porta Nuova in questa città. Numerosa e scelta udienza composta di ragguardevoli personaggi, e dei più distinti coltivatori delle scienze e delle lettere riempiva la sala. Fu estratto il primo tema pel poemetto in versi sciolti, che la sorte fece cadere sopra, La morte di Sansone. Senza pure raccogliersi un momento, oltre a quello spazio che richiedevasi perchè l'udienza si disponesse al silenzio ed all'attenzione, il sig. Sgricci narrò con bell'ordine come il Popolo Ebreo fu liberato dal giogo de' Filistei. L'armonia del verso, la nobile proprietà della scelta frase poetica, la copia delle immagini, e la unzione scritturale onde fu asperso il poemetto, adeguando la grandezza dell'argomento, compresero gli astanti di quel religioso senso di terrore e di fiducia a un tempo che inspira la idea del grande Iddio che piacquesi di scorgere il suo popolo per vie portentose a sicura meta in mezzo a traversie insuperabili all'umana debolezza.

Succedette il tema di Cefalo e Procri trattato in terza rima, e gli animi gentili furono scossi dalla tenerezza in udendo come la gelosia traesse a luttuosa e non meritata fine la troppo amante e troppo sospettosa ninfa, indotta in errore funesto dalla dolcezza de' modi soavi coi quali il suo Cefalo invocava la fresca Auretta perchè gli temprasse sulla fronte sudata e sul petto gli ardori del Merigge infocato. E forse qualche bella celando sotto il piumato cappello l'espressione della pietà meditava frattanto di far servire a taluno di utile lezione l'esempio compassionevole del fato di Procri. Si passò quindi ai temi per la tragedia, e per primo fu estratto La Presa di Seringapatam ossia la morte di Tippoo-Saib. Se la lontanza dei luoghi e dei costumi ci lascia ignorare le particolarità di un tanto avvenimento, e ci toglie di conoscere i caratteri di coloro che ebbero parte nella catastrofe dell'Impero del Nisore, la circostanze per l'altra parte che ciò è accaduto ai nostri giorni, vieta le finzioni e tutto ciò che può servire di macchina per l'orditura di una azione tragica. Il sig. Sgricci con modesta ingenuità confessò di non essere abbastanza istruito del fatto, quindi coll'unanime consentimento dell'udienza si passò all'estrazione di un altro tema, che fu La morte di Carlo primo Re d'Inghilterra. Il sig. Sgricci disposto a tessere la tragica tela sulle sciagure di quel Monarca, domandò solamente che quegli che aveva dato il tema gli rammentasse i nomi dei personaggi, o del partito reale, o di quello di Cromwell che principali dovevano entrare nell'azione, poichè quanto la nostra lingua è restia a pronunciare nomi d'idioma settentrionale, altrettanto lo è la memoria a richiamarli, né trattandosi di storie moderne è permesso di porre in iscena personaggi immaginari. Non v'ebbe chi soddisfacesse alla domanda del Poeta, e dopo replicate istanze e continuato silenzio, i voti universali furono per l'estrazione di un terzo tema, e la sorte cadde sull' Alzira. Questo soggetto inventato e trattato dalla penna di uno dei più grandi tragici francesi, ha espresse più volte le nostre lagrime, rappresentato sulle scene italiane. Un feroce invasore delle regioni scoperte nel nuovo emisfero, che va a turbare la quiete di quei popoli innocenti e di quegl'imperi fondati sulla giustizia e sull'amore dei sudditi, che fa servire l'augusta nostra religione di pretesto a' suoi misfatti, e di mezzo per soddisfare l'avida sete dell'oro ed ogni maniera di passioni basse, è il terribile ritratto dei primi conquistatori dell'America, che Voltaire ha effigiato in Gusmano. A lui forma un interessante contrapposto Zamoro giovane ardente, generoso, intrepido, guerriero, il cui braccio è sacro alla difesa della patria, e la cui mano è promessa ad Alzira figlia del Monarca Indiano. Le bellezze innocenti di costei hanno accesa una fiamma impura nel cuore di Gusmano, il quale tenta ogni via di seduzione, e di artificii, ma non giunge mai a rallentare un moento i primi lacci che l'hanno unita al suo Zamoro; sinchè poi quell'empio cade vittima de' suoi malvagi attentati, e, in morendo, tocco da un raggio salutare della grazia celeste riconosce la sua perversità, implora perdono da quelli a cui ha ordite le sciagure, e vuole che siano uniti, in sacro nodo Zamoro ed Alzira, fra le braccia dei quali cade estinto. Gl'Indiani, sorpresi dalla mutazione repentina di quell'animo atroce, riconoscono in essa gli effetti portentosi di una religione sublime e veramente divina, e piegano la fronte alla luce del Vangelo. Questo è l'argomento della tragedia di Voltaire, nè sapevasi prevedere come il Poeta avrebbe potuto sulla medesima invenzione trovare una nuova catastrofe, e dare all'azione un nuovo interesse. Egli valse a superare tutte queste difficoltà ed a vincere la pubblica aspettazione. Alvarez, sacerdote cristiano, che, penetrato dei sentimenti di mansuetudine del suo divin maestro, condanna la barbarie degli Spagnuoli, è il mezzo innocente di cui si serve Gusmano per sorprendere la buona fede del Regnatore di Cusco, e per impadronirsi a tradimento della città e della reggia. Alvarez irritato si fa scudo, e protettore di Zamoro e di Alzira, la quale per sottrarsi alle abborrite nozze finge di cedere alle istanze del tiranno, che, lusingato dalle sue promesse, s'introduce, per rapirla, di nottetempo nel tempio del Sole. Quivi, prima ch'ei giungesse, fuggito dalla prigione Zamoro era spirato fra le braccia di Alzira per un veleno sorbito allorchè disperava di ricuperare colla sposa la libertà. Morendo, aveva lasciato nelle mani di Alzira un pugnale vendicatore, che questa giurò d'immergere nel seno del perfido Gusmano. Il quale, mentre brancolando fra le tenebre, udita la voce di Alzira, apre le braccia ai sospirati amplessi, per la mano di lei trova la meritata punizione de' suoi delitti, di cui ravisando in quel terribile istante l'enormità, muore invocandone dal Cielo il perdono. Il fremito della universale commozione ha dato a conoscere come il sig. Sgricci abbia saputo destare per nuova via, senza scostarsi dai soggetti, i più forti ed i più profondi affetti di terrore di pietà e di maraviglia. Ne incresce solamente che la rapidità della sua vena poetica non permetta di conservare nella memoria alcuna delle sentenze luminose tanto morali, quanto politiche, onde egli arricchisce con giusto criterio, e copiosamente bensì, ma senza vana pompa i suoi drammatici componimenti, che certo si conoscerebbe com'egli sia nudrido della lettura e dello studio dei primi maestri dell'arte. E quale profonda cognizione ei non palesa del cuore umano, sapendo entrare nelle più intime "…" di quello, e scuoterlo ed agitarlo con tanta maestria! Noi tributandogli la meritata testimonianza di lode, non possiamo dispensarci dall'applaudire altresì a chi dirige la educazione e la istruzione degli alunni del Collegio Imperiale, poichè con sì saggio avvedimento procurare seppe ad essi un tanto mezzo per eccitarli all'amor della gloria, e ad una nobile emulazione.

C.L.P.

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