G. Giovanetti, Review of Poesie estemporanee di Amarilli Etrusca

The review focuses on the didactic purpose of Bandettini's poetry and the benefits of studying her verse closely. Her poetry is complex and packed with elaborate imagery, which shows the good quality of her education.

Performer Name:
Bandettini
Performance Venue:
 
Performance Date:
 
Author:
Giovanetti, G.
Date Written:
1835
Language:
Italian
Publication Title:
L’Eco, giornale di scienze, lettere, arti, mode e teatri
Article Title:
Letteratura. Poesie estemporanee di Amarilli Etrusca.
Page Numbers:
91:361-362
Additional Info:
 
Publisher:
 
Place of Publication:
Venezia
Date Published:
1835

Text:

Poesie estemporanee di Amarilli Etrusca. Tomo primo. Lucca, per Francesco Bertini, Tipografo Ducale, 1835, p. 314, oltre l'indice.

Un amico mio, che darebbe tutti i versi pensati ed impensati per una tavola statistica, a costo di essere corbellato, come sovente gli accade, affidandosi a cifre, che troppo di rado si hanno o si possono aver esatte, vedendomi tra le mani questo bel volume, cominciò ad entrare nelle risa sì fattamente che parea m'avesse trovato a cavalcioni d'un bastone in puerile trastullo. Mi volsi a lui con aria di stupore così significativo, che egli rassettò prontamente le labbra, e con viso benigno mi disse: Ma di grazia in che possono mai giovare agli studi tuoi gli improvvisi della Bandettini? — Quanto giova, io risposi, lo studio della lingua e del buono stile a chi ami di vestire i suoi concetti nel modo che può migliore, quanto giova l'attingere ne' classici la proprietà e la nobilità de' modi, che sono necessarie per iscrivere con chiarezza e rendere comportabile anche la lettura delle grette e fastidiose disquisizioni del mio e del tuo. Credi tu che Temide abbia a comparire sempre in abito ruvido e cencioso, e che non le si addicano gli ornamenti matronali? Credi tu forse con alcuni che il giureconsulto abbia da fare il viso dell'arme alle lettere? — Beato a me, replicava egli, rompendomi il discorso in bocca, beato a me, che dopo aver ottenuto, non saprei nè anche il perchè, la mia laurea con lode, non ho voluto più saperne nè di leggi, nè di foro. Io amo gli studi positivi: di essi unicamente mi diletto: le verità, che io contemplo, non dipendono dagli argomentini, che talvolta servono a volger meglio gli animi, che le più forti ed evidenti ragioni. Nella statistica quel che è, è, e nessuna arringa avvocatesca, nessuna sentenza di giudice fa crescere, o diminuire le popolazioni, le produzioni dell'agricoltura, o delle arti, il commercio interno, e l'internazionale. Allora io l'interruppi alla mia volta, e invece di entrare in una contestazione diretta presi a ricordargli che la vera statistica non registra solamente le condizioni fisiche di un popolo; ma si eleva eziandio a contemplarne la condizione morale, senza del che punto non gioverebbe a' progressi della scienza sociale. A queste parole egli volse le pupille verso la fronte, quasi richiamando il pensiero ad idee sulle quali parlando avea trasvolato, e di nuovo proruppe: Ebbene, quando nell'interesse della statistica morale avrai notato, che l'improvvisare è stato finora previlegio degli Italiani, e che la Bandettini è una delle cento prove dell'eccellenza a cui è stata recata quest'arte divina in Italia, che ti resterà a dire? Accortomi che avremmo sciupato più tempo che io non abbia nel contendere, presi la penna, cominciai a scrivere il breve dialogo che avevamo fatto, ed invitandolo a leggere la prefazione preposta al volume dal Marchese Antonio Mazzarosa, seguitai a scrivere in questi sensi.

Invece di render conto de' vari argomenti, che con innarivabile felicità ha trattati la Bandettini, dell'eleganza e purezza dello stile, delle splendide immagini, de' modi nuovi ed arditi, dell'eterea purità con cui signoreggia e commove a piacer suo gli animi, noi diremo che l'edizione di queste poesie è rimarchevole da più lati per chi attende a' progressi intellettuali e morali d'un popolo, e ne indaga le cagioni. Che sieno un vero miracolo di sovrumano ingegno nemmeno oserei negarlo dopo che tali le giudicarono Angelo Mazza, Vincenzo Monti, Vittorio Alfieri, il Parini, tutti i dotti d'Italia. Ma come avvenne, che la Bandettini nata di famiglia disagiata, contrariata da giovinetta nelle sue inclinazioni sino ad esserle contesa penna e carta da scrivere, costretta a mettersi sulle scene come seguace di Tersicore, emerse tuttavia la più colta e la più maravigliosa improvvisatrice? Oso dire, che per riuscire a tanto era d'uopo nascesse in Toscana, perchè quella sua castigatezza congiunta ad un delicato sentire, quel suo impeto generoso, che mai non trascorre oltre ai limiti della convenevolezza, mostrano, che era necessario ricevere le prime impressioni dell'infanzia e quelle della giovinezza, che formano in sostanza la vera educazione, in paese, dove la gentilezza de' costumi è divenuta un abito comune, dove la soavità de' modi, la cura di raddolcire ogni attrito sociale, quella di temperare coll'urbanità i movimenti d'un animo vivace e sensitivo regnano indistintamente dai palagi degli ottimati sino al tugurio del contadino. Era necessario inoltre, che ella crescesse dove i buoni studi aveano da lunga mano diffusi i lumi, ed agevolata la via ad acquistare le svariatissime cognizioni, che si richiedono per salire con piè franco e vittorioso sulle più eminenti vette del Parnaso. Era necessario, che le circostanze e gli esempi patrii le dessero a divedere, che non basta aver sortito un rarissimo ingegno, ma che convien sudare e sudare assai per attingere ne' classici italiani, latini e greci le magistrali bellezze, onde sfavillano i suoi versi, ed istruirsi nella storia, nella fisica, in ogni scienza per coglier fiori dappertutto e comparire quella divina, che è agli occhi stessi dei Volta, dei Franck e degli Scarpa. Era necessario per fine, che invece d'imbattersi in que' semi-dotti vilmente gelosi d'ogni ingegno che accenna di superarli, s'avvenisse in uomini compiutamente dotti, cioè buoni eziandio, e capaci di comprendere, che nessun maggiore servigio si rende alle lettere ed alla patria di quello che incoraggiando la gioventù studiosa, e vogliosa di progredire, partecipandole amorevolmente quanto l'esperienza, e la meditazione ha loro suggerito, ed avviandola per la più breve, più facile, e più sicura strada alla nobil meta cui aspira. Giunto a questo passo l'amico mio, deponendo il libro, volle, che leggessi quel che io avea vergato. Lo compiaqui, e terminato che ebbi, sclamò: t'ho inteso, tu vuoi trarre dalla vita, e dalle poesie della Bandettini precetti di buona educazione, senza la quale non otteremmo giammai la pace, l'equità, e la sicurezza, che le genti domandano, e che i tempi si sforzano di recare. Va ottimamente; ma soggiungi come faciliti ogni maniera di studi la fortuna d'aver succhiata col latte la lingua in cui questi studi pur far si denno sicchè a' Toscani non tocca l'enorme, e scoraggiante fatica di tradurre in italiano i pensieri concepiti in un barbaro gergo, nè di cercare la corrispondenza delle parole, e delle frasi de' classici colle idee nostre ravvolte nel fango degli idiotismi. Dovrebbe si, io replicai, l'insegnamento della lingua italiana esser parte precipua dell'istruzione elementare in Italia; però vorrei eziandio, che fosse ogni istruzione accompagnata dagli indirizzi, che fanno l'uomo onesto, e cordiale, che si rendessero per tal guisa comuni le abitudini di squisita civiltà, mercè le quali gli ingegni slanciandosi all'altezza, che loro la natura consente, allargano la sfera dello scibile umano, e moltiplicano ad un tempo gli esempi delle virtù sociali. Attenditi sempre da sì fatte abitudini i frutti più cari. Esse formano la Musa lucchese, e mentre nell'età provetta dovrebbe stentare la vita se non avesse una tenue pensione già assegnatale dal Vice-Presidente Melzi, ed ora corrispostale da S.A. il Duca di Modena, vedi che si fa in Lucca per venire delicatamente in suo sollievo. Si erge un monumento alla gloria patria con un'elegante edizione, che per sè sola onora la tipografia lucchese; il Principe, cui le lettere riconoscenti terranno conto della sua magnanimità, ne fornisce le spese; ed uno de' più dotti, e pregiati Ministri di lui promuove l'opera benefica, e adorna il primo volume d'una bellissima Prefazione intesa a far conoscere con quali mezzi di natura, ed arte sia la Bandettini salita in tanta fama. Il mio amico non è un di quelli, cui le cifre hanno inaridito il cuore. Si levò, e uscì rapidamente dal mio gabinetto gridando: corro ad associarmi.

G. Giovanetti

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